“Dirty Boulevard” – uscita Febbraio 2016
Il primo album per l’etichetta Black Candy Records.
“Un album magnifico: dodici pezzi roots rock blues da lasciare senza fiato.”
(SMEMORANDA)
Formula perfetta, risultato esaltante. Un vademecum per insegnare i rudimenti del sacro verbo rutilante a frotte di imberbi aspiranti rockers. Si riuniscono a Firenze, attingono alla perfezione rinascimentale, schitarrano come dei beatnik in preda a furore mistico.
Pochi in Italia suonano classic rock come loro. Dodici brani originali per un disco di qualità internazionale.
E’ più di un disco, è una fatale calamita per quanti fanno del roots rock blues la propria ragione di vita. Un classic rock mozzafiato che esplode ad ogni ascolto.
Un album magnifico: dodici pezzi roots rock blues da lasciare senza fiato. Credo che “Dirty Boulevard” sia l’oggetto di culto del 2016 per ogni vero ascoltatore di autentico rock che si rispetti.
Immaginate di essere in viaggio su una Buick, percorrendo la Route 66: nel vostro mangianastri, Dirty Boulevard. Polvere e paesaggi selvaggi. Un disco che possiamo definire internazionale. Se avete voglia di mettervi in viaggio sulle strade delle sonorità anglosassoni anni 70, Dirty Boulevard è la strada giusta da percorrere e i General Stratocuster and the Marshals un’auto raffinata su cui farle viaggiare.
Arriva al terzo disco, quello che è forse l’unico e ultimo supergruppo rock italiano: i fiorentini GsatM. Se Fabio Fabbri è l’autentica ciliegina sulla torta (suona per la band, non per esaltarsi in inutili e sterili assoli) e Jacopo Meille sicuramente ha una padronanza della voce fuori dal comune e una pronuncia dell’inglese difficilmente riscontrabile in un italiano, Nuto, Pacio e Richard Ursillo donano al suono tante di quelle sfumature da renderlo ancora più ricco e dandogli la giusta valenza internazionale.
Il Generale, che non esito a definire il Paul Kossof italiano, quella sei corde la fa vibrare, la fa piangere, la fa cantare come solo pochi fortunati, impossessati come lui dai demoni del blues, riescono ancora a fare al giorno d’oggi. Il Generale e io suoi Marshals della moda se ne fregano, e continuano a contrabbandare quella mistura di hard rock, polvere da sparo, blues, umori sudisti, tabacco da masticare e Americana che ci stordisce e ci fa godere, come se fossimo in un “Dirty Boulevard”.
Da tempo non sentivamo del blues-rock di questo livello (…), un gruppo di grandi professionisti che regalano un disco che è d’obbligo correre subito a prenotare e mettere tra gli imperdibili dell’anno. Blues rock elettrico con tutti gli strumenti al posto giusto, ritmica, chitarra, voce, andate ad ascoltare.
C’è un Generale che fa musica e che gioca con i cuori della gente. Tra riverberi stonesiani, racconti dylaniati e spiccioli di blues questo terzo disco completa una trilogia che, ascoltata adesso nella sua completezza, ci sbatte in faccia un’organicità rarissima.
Il successore di “Double Trouble” consacra definitivamente, qualora ci fosse stato bisogno, una delle realtà hard rock più interessanti del panorama italiano. Lungo la strada capita di emozionarsi per retaggi blues che non trovano ormai quasi più spazio nei dischi d’oggi.
Una manciata di canzoni che trasudano sangue, sesso e alcool.
“Dirty Boulevard” è il loro terzo disco e stanco di ripetermi posso affermare, ancora una volta, che la band toscana rimane una delle realtà classic rock più entusiasmanti che possiate trovare vagabondando tra le strade dell’ Italia del rock.
“Dirty Boulevard” – uscita Febbraio 2016
Il primo album per l’etichetta Black Candy Records.
“Un album magnifico: dodici pezzi roots rock blues da lasciare senza fiato.”
(SMEMORANDA)